Il neo numero 4 del mondo, fresco trionfatore nel match contro Carlos Alcaraz a Pechino, è ancora nell’occhio del ciclone
Ci sono i fatti, la verità del campo, e una crescita che, a parte qualche inevitabile passo falso, è costante. Continua. Altrimenti non sarebbe potuto diventare numero 4 del mondo a 47 anni di distanza dall’ultimo italiano che riuscì in questa impresa, tale Adriano Panatta.
Jannik Sinner da San Candido, Alto Adige, è indubbiamente il talento più fulgido del tennis italiano. ‘Non ha ancora vinto un titolo del Grande Slam‘, continuano ad obiettare i critici, paragonando la sua parabola con quella di Carlos Alcaraz, che ha già messo la sua firma su due Major. E che sarebbe anche più giovane di circa 21 mesi. Già, ma nell’ultimo recentissimo incrocio nella lontana Cina, a Pechino, Jannik ha inflitto un sonoro 7-6 6-1 al numero due del mondo, passando anche in vantaggio negli scontri diretti col fenomeno di Murcia.
Ora lo score recita 4-3 per l’azzurro che, al netto di qualche problema fisico accusato contro Evans al primo turno, e i conati di vomito contro Dimitrov nei quarti di finale, ha evidentemente fatto bene i suoi calcoli. Gli stessi che gli avevano consentito, dopo una pausa per alcuni troppo lunga dopo Wimbledon, di vincere il suo primo Masters 1000 in carriera in quel di Toronto.
Gli stessi che gli avevano fatto decidere, quando si è trattato di rispondere alla convocazione per la Coppa Davis a metà settembre, di ‘non aver avuto abbastanza tempo per recuperare dopo i tornei in America’, dando così forfait alla maglia azzurra. Una decisione che non smette di far discutere.
Se da una parte, tra le illustri leggende del tennis italiano, c’è chi non ha preso uan posizione netta – leggi Paolo Bertolucci – altri come Nicola Pietrangeli invitarono addirittura Sinner a farsi fare un certificato medico falso pur di non accampare scuse di stanchezza che mal si sarebbero conciliate con l’attaccamento alla maglia azzurra che si richiede in questi casi.
Altri ancora, come Adriano Panatta, hanno sostenuto che dare un giudizio senza prima aver parlato col suo staff sarebbe stato ingeneroso. Sebbene l’ex fuoriclasse romano sia famoso per dire sempre ciò che pensa, il ruolo di voce tecnica nel commento RAI della Coppa Davis lo ha inevitabilmente messo in una posizione scomoda.
Poi c’è Sport Week, che ha preso un dura posizione nei confronti dell’altoatesino, con un editoriale intitolato ‘E se Jannik Sinner, il Peccatore, chiedesse scusa del suo peccato?’. Insomma, la bufera, sebbene mitigata dal tempo che passa, è stata di quelle forti. E potrebbe ripresentarsi in occasione della Final Eight di Malaga, in programma dal 21 al 26 novembre.
Fortunatamente per Jannik e per i colori azzurri, la Davis arriverà due giorni dopo la fine delle ATP Finals di Torino. Una kermesse alla quale ormai Sinner è certo di partecipare, e che rappresenta anche, senza che nessuno lo abbia detto esplicitamente, il motivo per cui è stato così importante arrivare ai tornei dell’ATP nelle smaglianti condizioni ammirate durante tutto l’anno. Già. E se fosse andato a Bologna, sarebbe riuscito a battere Carlitos a Pechino? La domanda non avrà mai una risposta inconfutabile…
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