Il numero uno del mondo, dopo la proposta sulla gestione economica delle scommesse, scuote il circuito con altre parole forti
A sentirlo parlare potremmo pensare che si tratti di un tennista vicino al ritiro dall’attività agonistica, e che proprio per questo inizia a ‘seminare’ in vista di un suo impegno ‘politico’ che esuli dalle strette dinamiche del gioco. Invece Novak Djokovic, uno di quelli che ha contribuito a creare il sindacato PTPA, non solo è in piena attività, ma è anche il numero uno del mondo. Ed è lo stesso che ha vinto tre dei quattro Major stagionali, sfiorando il Grande Slam anche nel 2023.
Dopo la bollente intervista rilasciata qualche giorno fa ai microfoni di Eurosport, il campione di Belgrado è tornato a battere il tasto sulla condizione economica di molti sui colleghi. Nell’immaginario collettivo il tennista è visto come uno sportivo molto ricco, ma questo è vero solo in parte. Se gli atleti di punta del circuito arrivano a guadagnare anche milioni di dollari in una singola stagione, gran parte del parco giocatori non riesce ad avere accesso ai mostruosi guadagni dei big.
Proprio per questo il 24 volte campione Slam aveva lanciato la sua provocazione: sì ai loghi delle società di scommesse sportive sulle maglie dei tennisti e divisione equa (50%, chiedeva Nole) dei proventi delle stesse scommesse tra gli organizzatori dei tornei e gli atleti. Apriti cielo. Il vaso è stato scoperchiato. La proposta del fuoriclasse ha scatenato le prime reazioni, col discorso che si è subito allargato alla condizione generale dei tennisti meno talentuosi.
Djokovic insiste: c’è l’appoggio dei colleghi
“Sono stato al posto di tutti quei tennisti che ora hanno gravi difficoltà economiche. Capisco la loro fatica e le loro difficoltà, so i problemi che hanno nel dover pagare le trasferte, gli allenatori e i fisioterapisti. Voglio migliorare le condizioni altrui, visto che ci sono tantissimi tennisti che non riescono a guadagnarsi da vivere con il tennis: maschile, femminile o doppio. Solo 400 atleti tra queste competizioni riescono a vivere di tennis“, ha dichiarato Djokovic.
Il nuovo allarme lanciato ha subito raccolto consensi prestigiosi, come quello di Ons Jabeur, la tennista tunisina due volte finalista a Wimbledon e molto coinvolta nel progetto PTPA. “Prima nessuno mi prestava attenzione, ora sono in Top ten e tutti ascoltano quello che dicono. Se ci pensi, credo che questo non sia affatto bello“, ha detto la nordafricana. Si attende una risposta dai vertici istituzionali del tennis mondiale.