Il numero uno del mondo irrompe su un tema delicato: le sue parole non troveranno probabilmente il favore dell’ATP
Si pensa ai tennisti e si immagina che tutti siano dei milionari che a fine carriera possono godersi un ricco patrimonio personale derivante dalle sponsorizzazioni e dai guadagni per la partecipazione ai vari tornei. Questo è certamente vero se parliamo degli atleti di punta del circuito, quelli che magari – vincendo anche una sola prestigiosa kermesse come può essere un torneo del Grande Slam – incassano 3 milioni di euro per due settimane di partite.
Questa però è un’elite se non ristretta, certamente non numerosa rispetto all’universo di atleti che popolano il circus. Giocatori che galleggiano tra il circuito maggiore e i tornei minori e che, trattandosi di uno sport individuale, non guadagnano se non giocano. Non guadagnano se non vincono.
Non tutti – anzi, a conti fatti nessuno – possono essere come Novak Djokovic, la leggenda vivente del tennis moderno, che oltre a detenere vari record in termini di tornei vinti e di primati generali, vanta anche il maggior numero di guadagni provenienti direttamente dal gioco. Oltre 175 milioni di dollari è quanto incassato dal campione di Belgrado alla voce ‘guadagni per la partecipazione ai tornei’.
Proprio il leggendario tennista slavo però, si è sempre fatto carico anche delle esigenze dei colleghi meno fortunati di lui. Quelli che, una volta appesa la racchetta al chiodo, potrebbero non vivere tutta la vita degli esigui guadagni legati alla loro attività agonistica.
Relativamente agli aspetti ‘economici’ del gioco, il numero uno del mondo ha rilasciato un’intervista ai canali social della Professional Tennis Players Association – il sindacato per tennisti creato, tra gli altri, anche dal Djokovic nel 2019, che farà certamente discutere.
Novak Djokovic e il tema delle scommesse: la proposta shock
“I giocatori non conoscono bene la situazione economica legata al mondo delle scommesse. So che il 95% di loro vorrebbe farsi sponsorizzare da una delle aziende che operano sul campo, e io sarei d’accordo“, ha esordito Djoker, che doveva ancora lanciare la vera ‘bomba’.
Nonostate il serbo sappia che buona parte dei soldi che i tornei acquisiscono dai contratti di sponsorizzazione confluisca nella cosiddetta ‘pensione dei giocatori’, fa notare anche come a questo ‘salvadanaio’ si possa accedere solo al compimento del 50esimo anno di età, lasciando 15 anni di buco per un tennista che, dati alla mano, si ritira mediamente intorno ai 35 anni.
“Il non poter avere i loghi delle aziende di scommesse sulle nostre maglie lo trovo illogico. Così come non poter ricevere almeno il 50%, dei proventi che i tornei raccolgono direttamente dal mondo delle scommesse“, ha concuso con decisione il fuoriclasse slavo.