Il team di Maranello non è riuscito a portarselo a casa, secco no del pilastro della Formula 1.
Che Ferrari le abbia provate, e le stia ancora provando, per tornare ad occupare le prime posizioni della Formula 1, non è un segreto. L’ultimo periodo positivo delle due monoposto rosse non deve farci dimenticare che il team di Maranello ha vissuto un lungo digiuno di soddisfazioni ad inizio stagione, motivo per cui ad inizio anno si è pensato di cambiare qualcosa.
Nacque così una corsa alla ricerca degli ingegneri migliori, con l’obiettivo di rivoluzionare il team e ripartire alla grande. Uno di quelli maggiormente cercati di Adrian Newey, pilastro della Formula 1 solamente legato alla Red Bull.
L’ingegnere britannico, attualmente direttore tecnico del team Red Bull in Formula 1, tra il 2010 ed il 2023 ha conquistato ben otto titoli mondiali tra piloti e costruttori e si appresta a vincere il nono con Max Verstappen sul tetto della Formula 1.
Quello di quest’anno, tuttavia, non è stato il primo tentativo da parte di Ferrari di ingaggiare Newey, che già diverse volte era stato avvicinato dai vertici di Maranello con proposte allettanti.
Nel corso del podcast F1 Beyond The Grid, Adrian Newey ha parlato dell’interesse che Ferrari ha avuto nei suoi confronti durante tutto il corso della sua carriera.
“Mi avvicinarono ai tempi della Indy Car, anche se non conta, poi nel 1993 e poi nel 2014″, ha dichiarato. Nel 1993 Newey decise di non accettare l’offerta perché in quel periodo aveva appena divorziato ed era costretto a dividersi tra Inghilterra e Stati Uniti. “Nel 2014 parlai con Ferrari. Ero frustrato perché Renault non aveva prodotto un motore competitivo, ma in realtà non volevo andarmene da Red Bull“, ha proseguito.
Adrian Newey ha poi analizzato l’aspetto emotivo delle sue scelte, ammettendo di nutrire un pizzico di rammarico per non aver mai lavorato in Ferrari. “Anche lavorare con Fernando Alonso o Lewis Hamilton sarebbe stato bello, ma a volte si tratta solo delle circostanze”, ha concluso.
Stima reciproca tra Newey e Ferrari, ma anche tanto rispetto per il team in cui si lavora da parte dell’ingegnere britannico, che ha sposato il progetto Red Bull e non l’ha mai abbandonato. Ora che la monoposto è dominante, per altro, non c’è motivo per cui debba andar via.
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